Antiputing

13.11.2015 19:14

Quello che sta emergendo sulla storia del doping di atleti russi - sembrerebbe agevolato, addirittura, da una fitta rete di agenti dell’ex Kgb specializzati a ripulir provette – sta assumendo contorni che vanno oltre lo sport.

Una nuova Crimea si staglia all’orizzonte, addirittura sotto forma di embargo olimpico.

Ma se nel caso della penisola annessa da Putin lo scorso anno, si assiste allo stanco replicare di un film già visto, con i sottotitoli di sanzioni economiche imposte da USA e UE (che finiscono per mettere in ginocchio, stavolta, quel lembo di terra sul Mar Nero), l’out-out “a cinque cerchi” che si profila per Mosca rischia di far molto più male.

E non solo per il pericolo che “Rio 2016” possa risultare l’illusorio contraltare di “Mosca 1980”, la sterile e chimerica rappresaglia a quell’affronto, visto che lì furono gli USA – insieme ad altri paesi - a decidere di non andare in risposta all’invasione sovietica dell’Afghanistan, mentre qui il tricolore bianco blu e rosso rischia un’esclusione imposta.   

L’impressione, infatti, è che – al netto delle prime ammissioni che arrivano da Mosca – qualche riflessione “oltre il naso” vada fatta, visto che appare evidente il retrogusto politico che la questione sta assumendo.

A non volersi piegare è la corrazzata russa e, forse, anche un paese intero che vuole scrollarsi di dosso il marchio che lo insegue da decenni e che non lo ha lasciato neanche dopo la fine della guerra fredda.

Non si può certo dire che Putin sia risultato particolarmente affidabile nelle più recenti mosse di politica interna ed internazionale e che, quindi, lo si possa considerare un giglio di campo.

Ma in sottofondo, in ogni situazione in cui sia coinvolto quel popolo e quella nazione, echeggia perennemente un grido, quasi una prepotente implorazione.

“Abbiamo smesso di mangiar bambini” è la voce che si irradia a partire da quell’empio est verso l’occidente così dabbene.

Ma sono spesso parole destinate a cadere nel vuoto, che evaporano a tentare il passaggio di un muro che forse non è mai caduto.

E oltre quel muro c’è il probo e democratico occidente, quello costituito da un’Italia corrotta, da una Germania affamata (e affamante) d’Europa e, ancor più in là, da uno sterminato e sterminante Paese a stelle e strisce in stato di guerra permanente.

E’ di poche ore fa la dichiarazione del ministro dello Sport russo Mutko:”la Iaaf ha nascosto dal 2008 i risultati di 155 test antidoping e gli atleti russi coinvolti sono solo 15”.

Se sia solo una disperata contromossa per evitare la debacle lo vedremo, ma una cosa è certa: anche Mutko mangia i bambini e questo non depone a favore di una conciliante definizione della vertenza.

Per quanto ci riguarda quei bolscevichi di Daniele, Filippo e Prez confermano il sottile piacere a banchettar ad imberbi che, nei più recenti casi, si chiamano Giovanni (0-2 al Perla del Mediterraneo), Jamil (anche se solo per mezza portata, 2-2 al M.A. Gheddafi) e Stefano (piatto unico, 1-0 all’Hypatia).

Per il resto, dieta stretta, soprattutto per la AC De Pippo che esce con pochissima gloria anche dalla Coppa.

Ora la sosta e quindi mandibole ferme.

Se ne parla dopo l’inno italiano.

“Ma contro chi giochiamo in amichevole ?”, si chiede stizzito il grande popolo fantacalcistico.

BAGABLOB

13.11.2015