Priebke: la forza dell' aldiquà
Non mi interessa l’aldilà di Priebke e neanche mi appassiona l’idea che lui, in questo momento, “stia facendo i conti” con gli “angeli delle Fosse Ardeatine”, come ha dichiarato, con comprensibilissima enfasi, il presidente della Comunità Ebraica di Roma Riccardo Pacifici.
Anche perché sono convinto che quegli angeli, da tempo oramai, hanno altro a cui pensare.
Il pezzo di Daniele Trovato su “Parolibero”
Il boia, la gazzarra e il reato di negazionismo
è, come di consueto, molto bello ed efficace.
Ma la chiusura del pezzo non mi trova d’accordo e ritengo costituisca una “uscita di penna” in parte incongruente rispetto al contenuto.
Non concordo con Daniele quando augura all’assassino nazista di non trovar pace per l’eternità e quando auspica che la terra che lo ricoprirà sia il più possibile “pesante”.
Non è fariseismo, non è pietismo.
Anzi.
Detesto chi pretende di azzerare i debiti e chiudere bonariamente i conti di coloro che si sono macchiati delle peggiori ignominie, solo perché hanno avuto l’ ”alto merito” di morire.
Ma in questo caso la morte non chiude, bensì può aprire la strada a nuove idee, a nuovi pericoli.
Per questo Priebke ha rischiato (e rischia) di essere più deleterio da morto che da vivo.
Non possiamo agevolare questo pericolo.
Scuotere quel cadavere, percuoterne l’anima e violarne il ricordo, per quanto infausto sia, significa consegnare alle nuove generazioni un odio fine a se stesso, un ardore ideologico che rischia di non essere capito ed anzi può tragicamente essere incompreso, soprattutto dai più giovani.
La scuola e la famiglia hanno il compito di tenere alta la guardia e la memoria, su questo non c’è alcun dubbio.
Ma io credo che la memoria vada difesa senza incorrere nell’errore di opporre al ricordo di orrori inenarrabili, la furia e la veemenza di idee che non possono e non devono mai travalicare i limiti delle nostre coscienze e del nostro lucido equilibrio.
I calci e gli sputi indirizzati alla bara di Priebke, se umanamente comprensibili, rischiano di risvegliare i fantasmi peggiori del passato.
C’è veramente bisogno di opporre al negazionismo un anti-negazionismo ?
Una legge che punisca il negazionismo?
E per far cosa, per assistere al vomitevole spettacolo di partiti che si accapigliano su sottili distinguo e, magari, per veder nascere un negazionismo che faccia da contrappeso a quello che si vorrebbe ipocritamente sconfiggere (esempio: “le foibe non sono mai esistite”) ?
I morti della peggior fatta sono morti e basta.
Non meritano il nostro ricordo e sicuramente non possono beneficiare anche del nostro odio.
Questo a meno che non siamo disponibili a ricordare - ogniqualvolta, con pari ardore e forza di pensiero - anche i Ragazzi della Resistenza grazie ai quali oggi possiamo parlare, scrivere e testimoniare liberamente le nostre idee.
Tantissimi di loro sono morti gridando “Viva l’Italia” e non certo sputando a chi li stava uccidendo.
Quell’unico grido riusciamo a sentirlo ancora oggi, se nel silenzio ascoltiamo la nostra anima migliore.
E tanto più lo sentiamo, tanto più saremo in grado di farlo ascoltare ai nostri figli.
Sono solo due parole, ma infinitamente più forti di qualsiasi cagnara possa ritrovarsi intorno ad un cadavere che di eterno merita solo l’oblio.
BAGABLOB