Emenda-Menti

Fa una certa impressione la dichiarazione di Stefano Esposito, ex assessore ai trasporti del comune di Roma ed (ex) grande amico del sindaco dimissionario (anzi no): “ho dato la mia lealtà ad un bugiardo. Vergogna !”, avrebbe detto.

Non è dato sapere se abbia accompagnato la frase intercalandola con un richiamo a qualche santo del calendario oppure direttamente a domineddio, come gli capitò recentemente durante una seduta dell’assemblea capitolina.

Ora, la blasfemia non è ricorribile per Cassazione ma, semmai, solo emendabile attraverso apposito atto purificatorio da compiersi davanti ad una sezione leggermente distaccata da quelle ordinarie, come ad esempio quella del Purgatorio.

Ma sembra non sia proprio cosa, per il buon Esposito.

Infatti - mentre il Sommo Poeta, accompagnato da Virgilio, manco entrato in Purgatorio e appena scampato dall’Inferno -  emenda le sue colpe con atto umile innanzi all’Uticense, l’ex assessore non se lo sogna neppure di cingersi del giunco dell’umiltà.

Lui preferisce frequentare Orfini.  E, hai visto mai che insieme non incontrino – magari in Paradiso -  San Matteo da Palazzo Chigi (per definizione imbestemmiabile).

E se quel Marco Porcio Catone, emendatore, era fiero e austero paladino della giustizia, il nostro Stefano si affretta, invece, a condannare in contumacia l’oramai ex sindaco al solo scoccar di una iscrizione nel registro degli indagati (storia degli scontrini) e di un avviso di garanzia (storia della ONLUS fondata dall’Ignazio).

Singolare comportamento per uno che dovrebbe sventolare la bandiera della presunzione di innocenza fino a prova contraria.

Ora, passi il bestemmione proferito nella Curia del Campidoglio nell’anno del Giubileo, passi il disinvolto sorvolare su un principio cardine del diritto penale e passino pure le poco Dantesche frequentazioni di Esposito.

Ciò che non può passare, ed è intollerabile, è la sua fede calcistica.

E’ juventino e – in quanto tale - una ulteriore perla l’ha regalata quando ha dichiarato: “si, ero un ultrà e forse avrò anche gridato Roma Merda !”.

Non c’è che dire: l’ (ex) uomo giusto al (ex) posto giusto.

E non è un caso che la nostra settima giornata di campionato non faccia che confermare le due vere anime dannate del FantaInferno in corso, così come certifichi la patente di austera probità in capo all’anima candida di turno.

Nella Divina versione l’affresco è chiaro: il Prez purifica 9 il Bove ed ACDP,  liberandoli dall’impudica caligine infernale, nel sublime atto che li riporta alla memore verginità del fonte battesimale.

Nella ben più empia e pagana raffigurazione la scena è tutt’altra: Pueblo Unido 17 punti, 9 Il Bove + ACDP = 4 punti.

Il Paradiso può attendere.

BAGABLOB

30.10.2015