Undicesima puntata: 1° dicembre 2012

Ius primae shingotamarris (Lotito docet)

“Renata, Renata, Renata così carina, così educata..........”.

Parafrasando una simpatica canzone di Mina, potremmo aggiungere: “..........sindacalista un po’ svampita..........”.

Era il marzo del 2010 quando quel sublime burlone del nostro ex presidente del consiglio, cabarettista a tempo pieno e statista ad interim, metteva in scena l’ennesimo irresistibile show, durante il comizio di chiusura della candidata del centrodestra alla poltrona di presidente della Regione Lazio.

L’affabile tombeur de femmes brianzolo - sguardo ammiccante in lenta ed insistita panoramica sulle ”forme” della presidentessa più distratta del panorama politico italiano  (“Fiorito mi disse che stava bene di famiglia”……….) – annunciava alla platea: “dovete sapere che io ho lo ius primae noctis sulle nostre candidate”.

Apriti cielo, Renata pigola e cinguetta felice, schernendosi e controbattendo giuliva: “……….addirittura !”. E giù a mostrare i suoi bei dentoni, in una sonora risata che è stato un pugno nello stomaco per chi ha a cuore la dignità della politica, così come vissuta anche da tante donne non disponibili a ricoprire il ruolo di spalla in tristi esibizioni da avanspettacolo di terza categoria.

Ma è sempre meglio offrirsi al drago che alla comunità, è politically correct e fa più chic.

Vuoi mettere rispetto a quel pervertito cocainomane di Marrazzo, massacrato su tutti i giornali per aver compiuto la centesima parte delle azioni, peraltro ostentate, del cavaliere della tavola “balorda”.

Tralasciando di approfondire quante prime notti, veramente, siano state vendute in cambio di sfolgoranti carriere politiche, veniamo a noi.

Cominciamo col dire, senza esitazioni, che il coach della AEB – lungi dal preoccuparsi di una probabile e prossima (ennesima) retrocessione – dovrebbe dare una occhiata allo status appioppatogli ufficialmente dall’ultima giornata di campionato: è infatti stato degradato a ruolo di servo della gleba.

L’infimo livello raggiunto, oltre a comportare l’improbo compito di pulire i cessi del Palombella Rossa in aeternum, impone di offrire al proprio signore la verginità della amata, relegando sé stesso ad una “prima nocte” davanti a Rai Nettuno a cercare di capire qualcosa dell’algoritmo euclideo.

E tutto questo a causa di un disgraziato accordo raggiunto tra le parti sociali: la ConFeudo ha chiesto ed ottenuto il frutto dell’amore e la CGSG (Confederazione Generale Servi della Gleba) ha dovuto cedere sul punto.

Tante sono state le lotte, ma dalla parte giusta stava la sindacalista sbagliata (la “bona”, quella svillaneggiata dal Berlusca) e non ci sono stati cazzi: forte del CCNL il signorotto ti fotte l’adorata e tu non puoi appellarti manco al quinto emendamento.

Cambio scena, luci soffuse, ciack si gira.

La sposa di colore, la bella Asamoah, concede le sue grazie al padrone, il quale tamarreggia di brutto e non scherza, tanto che le penetrazioni di Brienza e Poli risultano alquanto indigeste anche a causa dello scarso interesse all’uso di lubrificanti.

Vincenzo, quindi, vince la sua prima partita con pieno merito, guadagnandosi una notte da favola, non sapremo mai se suffragata dalla chimica di pilloline portentose, oppure no.

Sta di fatto che l’augurio per lui è quello di trovarsi, anche in seguito, dalla parte giusta dell’alcova, per evitare che il “cetriolo globale” (che vola sempre basso) torni a riaccasarsi all’Arcadium.

Pur salvando il vergine bocciolo della propria amata dalle lussuriose braccia dell’avversario di turno (Morleo, la preferita dell’harem dei Titani, salva le chiappe ma non aiuta), mala tempora currunt per il buon Michele che, autore di una prestazione fiacca, cede senza sussulti ad un undici che sta risalendo la classifica a passo spedito.

Quarta vittoria consecutiva per Gattopardi ed Immortalis sull’orlo del precipizio, ad occupare l’ultima piazza che apre la porta agli inferi.

Carpe diem Filippo !

Scavato il solco, a questo punto, lotitaniamente ci si atterrà allo stretto raziocinio della locuzione latina più popolare.

E quale può essere quella che meglio si adatta all’evento in cui hanno incrociato i ferri due importanti pretendenti al titolo, cioè Gianduiotto – Mascalzone Latino ?

Per rispondere al quesito si dovrebbe essere certi di chi è la zampa che, settimanalmente, stila la formazione della squadra che alberga all’ombra della Mole.

Ma - poiché è anche vero che tanti indizi fanno una prova (i “bau” di sottofondo il giorno del mercato, gli scodinzolii ad ogni vittoria, il collare antipulci dimenticato al Pisapia la scorsa settimana) – la risposta può essere una sola: cave canem !

L’imperativo ammonimento è volutamente e perversamente raccolto in una didascalia minuscola all’entrata del Filadelfia, tanto che l’allegra brigata mascalzoniana, nell’accedere, non pone la necessaria attenzione alle modalità minimaliste con le quali si usa, da queste parti, porre omaggio agli ospiti.

Mai errore fu tanto maldestro.

Neanche il tempo di aggiustare gli occhiali sul naso per focalizzare il contenuto di quel singolare pizzino apposto sul cancello, che per Giovanni è già troppo tardi: interrotto per un attimo il preriscaldamento dei suoi, Mirtilla lancia l’ordine di attaccare ad Egidio.

Il resto è storia scritta nei preziosi files del Prez: 2 a 0 e tanta voglia di contrapporre alla lega cinofila un’altra a difesa dei mascalzoni.

Ma quale sia la razza dominante all’interno della Gianduiotto non è l’unico interrogativo che aleggia da mesi nella nostra Lega.

Infatti, se spostiamo la nostra attenzione su quanto accaduto nell’ultima uscita dalle parti di Arca Stagnaccio, non possiamo evitare di domandarci: talis pater, talis filius ?

Forse non riusciremo mai a capire, neanche con l’aiuto di Piero Angela, la genesi di talune prestazioni dei Petomani e cosa ha consentito che la materia si consolidasse in 16 bei punti in classifica: Antonio e Lorenzo, chi dei due è il bosone da cui tutto dipende ?

In assenza di certezze scientifiche, per il momento dovremmo concludere che Lorenzo è figlio di cotanto padre da cui ha ereditato, certamente, la passione per il magico fantagioco.

Ciononostante, la freschezza con la quale la formazione co-allenata dal tandem di famiglia si sta togliendo dai bassifondi della classifica, fa pesantemente propendere la bilancia per una possibilissima inversione della locuzione: talis filius, talis pater.

Per quanto riguarda Daniele, dopo l’ennesimo stop in trasferta, è forse il caso che - in camera caritatis, riunendo i suoi – cerchi di capire il perché di un andamento tanto altalenante: dei 13 punti in classifica solamente 2 sono corsari, con ben 4 sconfitte fuori dalle mura amiche.

Come si sia recato al Coliseum - se con il tram oppure con il pullman d’ordinanza - è questione di lana caprina, ma quel che appare certo è che l’imponenza e il forte richiamo storico ispirato dallo stadio dei Phoenix, deve aver stimolato l’urlo liberatorio di Spartans che si appropria risolutamente anche della locuzione prettamente romana: veni, vidi, vici !

La lotta greco-romana vede quindi Alessandro soccombere e confermare per lui un annus horribilis che, anche se non ancora irrecuperabile, continua a fornire lugubri segni che sanno vagamente di retrocessione.

Un altro che “è andato, ha visto ed ha vinto” è Raffaele che con i suoi Scugnizzi viola nientepopodimeno che il sacro suolo presidenziale.

Per Alex, questa volta, vale sicuramente la massima che vuole che nemo propheta in patria e l’inaspettata sconfitta ha il sapore dell’occasione mancata, un po’ il salto della quaglia fallito che inibisce di aspirare a qualcosa di grande, già dall’apertura.

Ad maiora per Raffaele che mette in sicurezza la propria posizione, distanziandosi di 5 punti dalla quart’ultima piazza che scotta.

Ex aequo tra Rapid Cometa e Real Martina, con Andrea che porta via un punto pesantissimo dalla Serenissima Arena e Matteo che invece non riesce a ribadire le certezze dell’ottimo inizio (3 punti in 4 partite, con le ultime due in casa steccate con il medesimo risultato, 1 a 1).

Il caput mundi fantacalcistico era, una volta, il mitico stadio della ex gloriosa Sgrunt, una fortezza spesso inespugnabile nella quale tanti hanno fatto la doccia di olio bollente, tentando invano lo sfondamento con l’ariete o il lancio incendiario di catapulta.

Già, una volta.

Jamil mostra invece scarsa dimestichezza con il riverente rispetto che si deve ad una nobile decaduta e - castigat ridendo mores - certifica, forse definitivamente, la fine di un’epoca: 0 a 1 e soli 3 punti dalla vetta.

Per chiudere un pensiero a Francesco Zaccaria, di cui oggi si sono celebrati i funerali.

Era un ragazzo di 29 anni, operaio dell’Ilva di Taranto: un tornado lo ha portato via, forse insieme alla speranza che in questo paese almeno il clima abbia pietà del lavoro.

Sit tibi terra levis.

BAGABLOB