Nona puntata: 17 novembre 2012

Il Comitato di Salute Pubblica ha riscritto la classifica

Il Terrore si abbatte sulla Lega, da Barack Jamil a Jamil XVI e viceversa

Non abbiamo fatto in tempo a glorificare come si doveva il presidentissimo nero Barack Jamil, che la macchina del tempo inesorabilmente ci ha riportato indietro di più di due secoli, trasferendo campionato, coppa, fantallenatori tutti e ammennicoli  vari, in Place de la Révolution, all’ombra dell’inquietante louisette.

In settimana qualcuno ha perfino insinuato che la prematura capitolazione del Bove fosse imputabile all’ultima uscita di Bagablob alla quale si è impunemente affibbiata una mefitica natura iettatoria.

La verità invece è un’altra.

Da diversi anni, oramai, riteniamo che il nostro giocattolo settimanale più caro abbia un effetto terapeutico sulle nostre esistenze: abbiamo elevato il fantacalcio a sommo strumento di svago, ad insuperabile barriera contro la noia, lo stress e gli affaticamenti quotidiani.

La Lega è per noi come il Cynar: contro il logorio della vita moderna studiamo statistiche anche di notte, vaticiniamo formazioni e marcature improbabili tese a spiazzare il nostro avversario, per arrivare infine a partorire una formazione che possa darci una seppur effimera gloria.

Spesso siamo talmente presi dal turbinio fantacalcistico da non accorgerci che la sindrome di Ernesto Calindri si è impossessata di noi: ecco che allora, mentre ci immaginiamo solitari a costruire la nostra strategia settimanale, in realtà siamo nel caos della vita di tutti i giorni, affiancati a mille persone che ci passano accanto, mentre gustiamo placidi e raccolti il nostro Amaro preferito.

Ma spesso esageriamo nel distrarci e l’ultima volta è successo che i nostri più reconditi fantapensieri sono finiti in un favoloso ciclotrone che ha catapultato la nostra dimensione ludica in un’altra epoca.

La magia del nostro gioco è anche questa: un giorno medie e totalizzatori ci consegnano alle coeve celebrazioni di un eroe nero con un grande sogno da realizzare, il giorno dopo - magari per una sola ammonizione -  lo troviamo ai piedi della ghigliottina, in piena Rivoluzione Francese, pronto a consegnarsi al boia di Parigi.

Cadono teste importanti nell’ultima tornata di campionato e la più celebre è proprio quella del nostro ex Obama che - pur impallidendo leggermente alla vista di madame guillotine tanto da realizzare, in versione “ritorno al futuro”, una singolare somiglianza con il rivale Romney – percorre il tragitto che lo separa dalla Conciergerie alla lama che lo consegnerà alla storia, con la fierezza ed il coraggio che solo la consapevolezza di una formazione ben schierata può dare.

Lo sguardo di Jamil XVI sulla traballante carretta dei condannati è fermo e nessuno può impedirgli di declamare la sua rettitudine: “signori, sono innocente di tutto ciò di cui vengo incolpato…………….., Miccoli era infortunato !”.

Ma intorno a lui non ci sono le festose bandierine a stelle e strisce che potrà vedere solo più di 200 anni dopo: il contorno è quello di una Parigi furibonda e assetata del suo sangue.

Sul palco l’attende il boia di Parigi, Tramvier-Henri-Sanson, il rullo dei tamburi si interrompe, è il vero “last minute”, sguardi attenti seguono l’affilata quagliarella che fulminea compie il suo dovere di giustizia.

Dietro tutto questo il vero fautore del momento e forse degli eventi successivi: Egidien-Labrador de Robespierre, l’Incorruttibile.

Egli con scaltrezza ed acume si impone tramite veementi orazioni e il suo Comitato di Salute Pubblica riscrive la classifica.

A nulla vale la parimenti nota sapienza oratoria di Real-Jacques Danton che, pur battendosi con dignità, dovrà far rotolare la sua testa nella cesta del Filadelfia.

Non meno sventurata è la sorte dei girondini Mascalzon Brissot e Rapid Lebrun i cui borghesissimi colli, allo stesso modo, poggeranno sulla fatale lunetta.

Per i popolani sanculotti Pierre Eccebomb ed Antoine le Peteau  finalmente la bella soddisfazione liberatoria di un “Ecce-Peto”, con taglio alla julienne e annessa strizzatina d’occhio al tram-boia, mentre questi adempie al suo compito estremo.

Non ci lascia il collo, ma il bagnetto nel catino dell’ Hypatia risulta tutt’altro che ritemprante per Jean-Isidro Marat, l’amico del popolo che riporrà fallace fiducia nell’avversario di turno, confidando nelle comuni origini proletarie.

Davanti c’è però il trasformismo allo stato puro: con un balzo del gambero di quasi due secoli il “Che” trasfigura in Charlotte-Prez Corday e la lama affonda inesorabile.

Sempre relegato nel terzo stato - e quindi sempre più povero, con il serio rischio di finire nel quarto - Vincent de la Shingo al quale il tuffo nell’era rivoluzionaria non giova.

Monsieur Guépard lo regola con transalpina sufficienza, manco stesse giocando alla pallacorda.

Ma, tutto sommato, anche se la vitaccia è sempre più dura, Vincent salva il collo come anche i cittadini Alexandre Phoenix e Michel Immortal che inermi passano a la maison du vin le loro inconsapevoli ore.

Per loro l’atmosfera rivoluzionaria è una dolce chimera: ma forse hanno ragione, meglio uno zero a zero se la contropartita è conservare la testa al posto giusto, cioè attaccata al resto del corpo.

Come uno spettro che si cela dietro i tragici avvenimenti di questa folle corsa all’indietro nel tempo, come una cambiale a scadenza prossima futura, sta l’uomo che probabilmente rinascerà dalle ceneri fantarivoluzionarie: Guido Bonaparte.

La mano sulla pancia nella sua posa tipica, non gli impedisce di ribaltare la storia e di trasformare l’ultima uscita, si in una Waterloo, ma per il suo avversario, Lello Duca di Wellington.

Ma per un attimo torniamo alle affascinanti vicende vissute all’ombra della ghigliottina, prima che tutto prodigiosamente scompaia per fare spazio alle luci e alla gaudente allegria della odierna Place de la Concorde.

E questo per porci un perfido quesito : ma Egidien de Robespierre, poi, che fine ha fatto ?

Liberté, Egalité, Fantacalcé !

BAGABLOB