Ventinovesima puntata: 12 maggio 2013

Epifani(e). Il bambinello sotto la Mole

Siamo arrivati al nostro 6 Gennaio, giornata che segna il termine della ritualità pagana rinnovata in uno splendido campionato che, tra colpi di scena ed ammiccamenti vari all’aureo titolo di Lega, ha stentato a darci i suoi esiti finali, al pari di un grande thriller ben congeniato.

 

E con l’Epifania arrivano i Re Magi i quali stavolta, però, non prendono l’uscita per Betlemme ma tirano dritti fino a Torino dove li aspetta il bambinello, il Re dei Gianduiottei, al caldo nella grotta sotto la Mole.

 

Classifica alla mano non si potrebbe proseguire nel racconto senza aver prima pronunciato la formula liturgica ad uopo: “dal vangelo, 2° Matteo”.

 

Il lieto evento avviene nel capoluogo piemontese gemellato - oltre ogni tempo, per consonanza ed unione di intenti (le grotte, in entrambi i comuni, sono esenti dall’IMU) – con la famosa Betlemme di Giudea.

 

Medesima vicinanza la si coglie nelle amministrazioni comunali, ambedue rette dal protettorato di due crudeli e spietati regnanti, provenienti dalla stessa famiglia il cui capostipite fu Antipa: mentre Erode il Grande firma il certificato di nascita dell’illustre cittadino di Betlemme, un po’ più vicino a noi Ierode Antipa di Spartans, detto l’Antipatico, raggranella qualche misero punto al tempo della nascita dell’ottavo Re di Lega.

 

Ma vediamo più da vicino il presepe di casa nostra.

 

Alcuni Magi, infastiditi dal pessimo esito dell’ennesimo overbooking messo in atto dalla sinistramente profetica “Trentadenari Airlines”, giunsero al cospetto di Ierode e domandarono: ”dov’è il Re dei Gianduiottei che è nato ? Abbiamo visto la Stella Mirtilla da queste parti e siamo venuti per adorarlo”.

 

All’udire queste parole, il Re Ierode restò turbato e con lui tutta Torino, prima e seconda cintura comprese.

 

E siccome il Re era più carogna di Alien, più perfido di Gei Ar e simpatico come Ilda Boccassini durante una requisitoria in un processo a Berlusconi, subito diede ordine di introdurre la patrimoniale sulle spelonche occupate dalle sacre famiglie proprietarie di buoi ed asinelli.

 

Ma per fortuna il figlio - Lello Archelao, futuro governatore della Scugnizia - lo riportò a più miti consigli convincendolo a riunire i sommi sacerdoti e gli scribi presso i quali il Re si informò sul luogo in cui era nato il Giandu-Messia.

 

Essi gli risposero: a Torino, perché così è scritto per mezzo del profeta.

 

Quest’ultimo, che si era assopito perché aveva tirato tardi nel calcolo dei risultati delle partite della Lega della Cirenaica di cui era il Prez, si risvegliò di soprassalto confermando quanto detto dagli astanti: il bambinello lo avrebbero trovato in una grotta sotto la Mole.

 

Allora Ierode chiamò segretamente i Magi e li esortò: “andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo”. E aggiunse con tono inquietante: “dite a Giuseppe che lo saluta Don Tano l’Ascalonita”.

 

Udite le parole del Re, essi partirono.

 

Non era il primo viaggio che facevano, erano già stati a Sharm el-Sheikh ma non si erano trovati bene, perché avevano ritenuto gli stabilimenti sul Mar Rosso non all’altezza, soprattutto per quanto riguarda la pulizia e l’eccessiva invadenza dell’animazione e ciò nonostante il giovane Gaspare non si perdesse un “gioco aperitivo”, a differenza di Melchiorre e Baldassarre che preferivano starsene comodi sotto l’ombrellone.

 

Il più anziano e saggio dei tre era Melchiorre, originario di Messina, ideatore ed autore del “Punto” sul quotidiano locale, nonché responsabile degli “Open Data INRI” e quindi, già da allora, in leggero conflitto di interessi con il nascituro (il quale, di lì a qualche anno, metterà in serie difficoltà l’istituto della previdenza sociale facendo resuscitare, insieme a Lazzaro, anche la di lui pensione).

 

Baldassarre era invece il burlone del gruppo, sempre pronto allo scherzo e propenso al rimorchio (in Sinai si era dato parecchio da fare), inclinazione quest’ultima che aveva dovuto accantonare non appena conosciuta quella che sarebbe stata la sua compagna di una vita: Bianca d’Arimatea che, oltre a quietare la sua esuberanza, era riuscita nell’impresa di fargli comprare il centrattacco della Galilea, Edison Iscariota.

 

Ed ecco la stella che si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino ed essi provarono una grandissima gioia.

 

Parcheggiato il Suv in doppia fila e lasciate le chiavi ad un pastore abusivo del posto, entrarono nella grotta e trovarono il bambino attorniato dall’amore dei suoi genitori e, insieme a questi, l’amministratore di condominio, chiamato d’urgenza per un improvviso blocco dell’impianto di riscaldamento.

 

Giuseppe, appurata l’anomalia, aveva però già provveduto di suo e infatti - accanto al bambinello, a riscaldarne il giaciglio – stavano l’asinello ed il Bove, quest’ultimo visibilmente contrariato perché c’aveva il risiko in ludoteca.

 

I Re Magi, come loro costume, avevano bussato con i piedi ed insieme alle pastarelle avevano portato un prezioso scrigno aperto il quale offrirono al Campione i loro doni.

 

L’oro, ossia il gagliardetto della Lega.

L’incenso, ossia l’aspersorio per amministrare i sacramenti, soprattutto Di Natale

La birra, perché il Bove era effettivamente incavolato e faceva troppo caldo.

 

Fuori, nel frattempo - insieme agli angeli che non sentivano freddo per definizione – stavano, tra i pastorelli, i quattro più sfortunati per i quali la temperatura era scesa decisamente troppo: a loro restava solo la possibilità di adocchiare un’altra stella sperando che, prima o poi, potesse risultare quella della resurrezione nella massima serie.

 

Ora, prima che un fulmine lo incenerisca, a Bagablob è rimasto solo da dire che oggi un’altra natività si è compiuta nel grembo della sacra famiglia del PD: Guglielmo Epifani è il nuovo segretario e ci sono buone possibilità che lo sia anche al momento della pubblicazione di questo pezzo.

 

L’uomo che traghetterà il partito fino al congresso di autunno avrà, quindi, tutto il tempo di farsi impallinare, ovviamente dal fuoco amico.

 

Quello nemico, al momento, è troppo perseguitato ed impegnato, addirittura, a ricordare chi era Enzo Tortora.

 

Peccato che Enzo, anche se assolto, fu veramente crocefisso.

 

Lui…..

 

BAGABLOB