Diciannovesima puntata: 8 febbraio 2013

Super Mario Sgrunt, Silvio la Qualunque ed il Colle. Promossi, promesse e moniti

La nuvolaglia che aleggiava fino a ieri in casa Salsano, densa di brutti pensieri su possibili trappoloni che potessero turbare una fase di mercato cruciale, era foriera di una nottataccia infame, come quella successiva ad una cena con l’ impepata di cozze che ti costringe a tenere l’ Imodium sul comodino.

Un raggio di luna è filtrato tra le imposte socchiuse solo un’ora e trentotto minuti dopo la mezzanotte quando, al ricevimento della mail presidenziale, il capo indiscusso dell’undici Sgrunt ha finalmente potuto tirare un sospiro di sollievo.

Mentre tutto questo accadeva il nostro Guido viveva la sua terza fase REM, assorto in un sogno trionfale: nel grande Sgrunt Stadium, davanti a 130.000 spettatori, vinceva il suo settimo campionato battendo l’acerrimo rivale Gianduiotto, in una partita appassionante in cui la tattica delle panchine la faceva da padrone.

Su una Mirtilla, sull’altra Bianca e - insieme alle panchine lunghe – anche Egidio e Guido che, accanto alle loro ciotole, facevano la parte dei fidi “secondi” di cotanti fantallenatori.

Super Mario si accasa, quindi, rendendo d’un tratto il clausura probabilmente cosa ristretta a due.

Ma sarebbe un errore mettere tra i promossi i soli (soliti) Gianduiotto e Sgrunt: menzione di merito è d’obbligo per Phoenix e Rapid Cometa che confermano un ottimo inizio, solo leggermente offuscato dal punto di penalizzazione in cui sono incappati.

La truppa delle restanti squadre è ancora troppo sfocata all’orizzonte per poter dire chi potrà emergere, soprattutto alla luce degli auspici che derivano dai recentissimi acquisti del mercato d’inverno.

Fin qui i promossi.

Per le promesse - appurato che il buon Guido se ne guarderà bene dal promettere il rimborso di alcunché (seppure l’impegno a restituire magari solo una Coppa di Lega, se vincesse questo campionato, sarebbe per lui uno spot eccezionale) – basta vedere i notiziari di ogni ora, di qualsiasi giorno.

Il nostro venditore di pentole, dopo aver passato dodici mesi a votare tutto il votabile nel “governo delle tasse”, assomiglia sempre più a Cetto la Qualunque: “non ci saranno più le bollette del gas ed aboliremo anche quelle della luce ! Aboliremo la tassa sulla spazzatura, il bollo dell’auto ed anche l’assicurazione. Daremo duemila euro a persona e imbiancheremo la casa di tutti, gratis. Torneranno i pesci spada sulla costa !”.

Se tornerà l’IMU nelle nostre tasche lo sa solo il padreterno, come un mistero è quello che ci costerà dopo, se dovesse accadere.

I moniti.

Ne sentiamo di tutti i colori e provenienti da ogni dove: moniti a smorzare i toni, per una campagna elettorale pacata e votata ad una serietà e sobrietà che non è nel DNA dei nostri politici.

Non che un po’ di controllo e continenza facciano male, soprattutto quando entrano in campo le Wanna Marchi di tutti gli schieramenti, ma questo richiamo continuo, insieme alle promesse di mirabolanti miracoli, dà l’idea di quanto il nostro popolo sia considerato come un bebè da coccolare.

Questo dipende, molto probabilmente, anche dal fatto che i risultati di sondaggi e di misurazioni varie del sentire popolare, evidenziano un comune denominatore un po’ triste: il votante medio – esposto a populismi ed offerte politiche da tre per due -  non è in grado di discernere e capire chi può seriamente e credibilmente rispondere alle sue necessità di cittadino.

Il risultato delle urne finisce così per essere il prodotto di un miscuglio fatto di qualunquismo e demagogia che produce una classe politica corrotta e dedita solo agli interessi particolari di lobby e poteri forti.

In questi giorni è tornato alla memoria di qualcuno - che opportunamente ha riversato il ricordo sul web, postando una bella foto in cui appariva solo, senza scorta, tra la gente comune - un uomo che oggi guarderebbe a ciò che accade con piglio severo ed accusatore: Sandro Pertini.

Bagablob vuole qui di seguito riportare una lettera inviata a Massimo Giannini di Repubblica, subito dopo il discorso presidenziale di fine anno 2010.

Sono passati più di due anni ma le cose non sembrano cambiate di molto, anche se forse il contesto di allora era ancor più pericoloso.

Nessuna risposta da parte del giornalista, ma resta il fatto piacevole di un ricordo di profonda stima e gratitudine verso un uomo che la provvidenza dovrebbe restituirci dall’aldilà.

Ciao, Sandro Pertini.

BAGABLOB

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Egregio Dott. Giannini,

la leggo da molto tempo, come leggo Repubblica da anni.

Non ho visto, per scelta, il discorso presidenziale di fine anno e la lettura del suo articolo uscito oggi, 2 gennaio, mi ha convinto di non essermi perso nulla.

Mi dispiace non concordare con lei ma la questione degli "alti moniti" napolitani non mi convince più da tempo. E  credo che non convinca più neanche gran parte di lettori del suo giornale (costituita dal cosiddetto ceto medio che paga le tasse) che, come me, ritengo trovino quantomeno deludente la sua analisi sugli "appelli" del Colle.

La distanza tra società' civile e politica, la mancanza di opportunità di lavoro senza le quali "la democrazia è in scacco", la necessità di trasfomare in un "assillo comune della intera nazione" la questione della disoccupazione giovanile e femminile. Il dovere di estinguere la "cambiale del debito pubblico" che nonni e padri hanno scaricato su figli e nipoti "macchiandosi di una colpa storica e morale".

Al di là della "fuffa" rappresentata da tutto questo (cui si aggiunge il pistolotto sulle diseguaglianze sociali "da superare", sulle risorse "da dirottare su scuola, formazione e cultura", sulle imposte che "doverosamente tutti devono pagare") interessante può dirsi la metafora (spero che lo sia, ma comunque un giornalista come lei dovrebbe riportarla dando chiara idea che si auguri egli stesso che lo sia veramente) sui nonni e padri.

Io sono padre ma non mi sono "macchiato" di alcuna "colpa storica e morale", anzi sono l' ammortizzatore sociale privato dei miei figli che, se dovessero aspettare gli "alti moniti", starebbero freschi.

Ma al nostro presidente non viene mai in mente di dire che il problema sono i tanti farabutti che ci rappresentano (ovviamente nostro malgrado) ?

Ma lei Giannini pensa che la soluzione siano gli "appelli" e i "moniti" o crede, anche solo un pò, che la strada da prendere sia quella di una vera rivoluzione del pensiero che possa inevitabilmente anche basarsi su quella che tanti corrotti, pregiudicati, imputati e, nella migliore delle ipotesi, approfittatori che siedono negli scranni pagati da noi, chiamano "violenza" ?

E' violenza o ferma determinazione a far sentire la propria voce, continuamente sovrastata, sovramodulata e umiliata da moniti, appelli, consigli alla condivisione e quant’altro serva per convincere i "sudditi" che tutto è normale ?

Ma le democrazie come sono nate ?

Dai "moniti" e "appelli" a "condividere" anche quello che non e' condivisibile (ad esempio facciamo la riforma della giustizia con Berlusconi, oppure "condividiamo" con Bersani cosa significa essere operai oggi nel nostro paese), oppure da movimenti di massa profondi e anche un po' incazzati ?

Ma non siamo noi che subiamo, da anni, 365 giorni di violenza, a partire da un nanosecondo dopo la chiusura del "monito appellante" di fine anno ?

Giannini, non sarà il caso di porre qualche dubbio sui silenzi del presidente, invece di certificarne da sempre la figura super partes ?

Vede, le ricordo che le leggi vengono promulgate dopo la firma del Presidente della Repubblica che mi risulta abbia anche il potere di rispedirle alle Camere se qualcosa non quadra.

E tanto non quadra ormai da anni, non le sembra ?

Nei primi anni ottanta, quando ancora la politica non aveva gettato del tutto la maschera, un vecchietto ultraottantenne si sporgeva preoccupato nell'abisso di un buco infernale in cui era caduto un ragazzino, qui vicino Roma, senza paura di sporcare il protocollo e il suo bel vestito blu.

Quel ragazzino era Alfredino Rampi che non ne uscì vivo.

Il vecchietto sfidava anche le proprie coronarie, ma non rinunciava ad urlare il suo sdegno per quello che non veniva e non era stato fatto.

Una morte assurda e quel vecchietto non l'accettò, prendendo per il bavero chiunque gli capitasse a tiro e non lo convincesse sulla penosa questione.

Chissà cosa avrebbe detto dell' Aquila e di Bertolaso, oggi.

Non "monitava" con la bandiera italiana alle spalle, seduto davanti ad una bella scrivania, che manco a porta a porta la trovi.

Si incazzava ed era quello che gli italiani volevano da Lui.

Dopo la strage di piazza fontana, da presidente della camera dei deputati, a Milano si rifiutò pubblicamente di stringere la mano al questore Guida, ex direttore del confino di Ventotene nel ventennio fascista, che peraltro considerava non del tutto estraneo alla morte dell'anarchico Pinelli.

Io credo che lo ricordi anche lei Giannini, era Sandro Pertini, Partigiano Antifascista.
Cosa avrebbe detto oggi di tanti politicanti corrotti e lei cosa avrebbe scritto di Lui ?

Comunque con stima. 

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