Sesta puntata: 31 ottobre 2012

E’ sempre una questione di centimetri e noi, insieme a Rocco Siffredi, (eravamo) d’accordo…..

Dieci maggio 1981, al vecchio Comunale va di scena Juventus - Roma: Conti, Pruzzo, Turone, gol.

L’arbitro Paolo Bergamo, senza esitazione, indica il centrocampo convalidando la rete ma non può esimersi dal notare che il suo collaboratore (tal Giuliano Sancini da Bologna) è fermo come una statua di sale al suo posto.

Il giorno dopo il buon Dino Viola – noblesse oblige – arriva addirittura a riconoscere il buon operato dell’allora fischietto d’oro, futuro designatore con qualche scheletro nell’armadio (condanna in primo grado dal Tribunale di Napoli, seguita dalla recente condanna della Corte dei Conti a risarcire un milione di euro alla Federcalcio per danno all’immagine).

In effetti in quel rituale domenicale il buon Paolo si era anche macchiato dell’estremo sacrilegio, arrivando al sacrificio umano dell’espulsione del metronomo tutto polmoni Giuseppe Furino, ingraziandosi così (ma solo fino a quel preciso minutaggio della partita) tutti coloro che odiavano sinceramente la vecchia signora.

L’indimenticato presidente della Roma affermò scherzosamente (perchè allora con il calcio si scherzava ancora) di aver perso lo scudetto per una questione di centimetri, mentre riceveva da Boniperti un grazioso cadeau: un metro.

Oggi che tutto è già storia, possiamo affermare che i centimetri che mancarono al Comunale erano in quegli stessi anni largamente compensati e turgidamente elargiti nelle performance falliche del buon Rocco, evidentemente avulso dalla logica del fuorigioco passivo: Cicciolina è chiaramente al di sotto della linea della palla, quindi Riccardo Schicchi fa proseguire l’azione, tutto regolare.

Che tempi ! “E non tornano più eh ….?”, direbbe qualcuno. Una cippa ! Certo che tornano, ma non quelli che vorremmo !

Mica torna Cicciolina, tornano e si moltiplicano, in un’orrida trasmutazione genetico-arbitrale, i Paolo Bergamo di tutte le risme, accompagnati all’altare dell’iniquità dai paggetti di linea, di porta e di bordo campo.

Prima erano solo in tre, oggi (con l’euro) fanno doppio danno e costituiscono quella che potremmo definire “quella sporca mezza dozzina”.

Con la malinconia nel cuore, tristemente memori di centimetri non più disponibili, se non con l’aiuto della chimica e dell’idraulica, oramai rassegnati ad installare la moviola in camera da letto, assistiamo inermi al ritorno degli scandali.

E tutto questo senza più il metro paraculo di Boniperti che, ratificando ed omologando il tutto in un’orgia di cameratesca allegria, dava almeno un senso all’ipocrisia di un sorriso che, seppure amaro, sempre sorriso era.

Oggi c’è poco da ridere.

Questi rubano, sanno di rubare e non si fermano davanti a niente, consci e forti di una impunità che ha devastato il mondo del calcio, distorcendone l’anima da dentro.

Tutte le reazioni alle varie calciopoli (squalifiche, gogne mediatiche, ruote e squartamenti con i cavalli in diretta) danno l’idea del pannuccio caldo oscurantista che non ha risolto un bel niente.

Tanti dirigenti di allora ancora imperversano e tutti fanno finta di non capire che il male  del calcio sta nelle loro esimie teste, rigorosamente di cazzo.

Per quanto riguarda il mondo arbitrale, poi, il lessico doroteo di allora alla base del quale stava la cosiddetta “sudditanza psicologica”, ha lasciato realisticamente il campo al sostantivo più diretto e confacente: malafede.

Ed è una malafede non da banda bassotti che - esplicitamente e vigorosamente ostentata – è comunque rassegnata a finire la storia nell’inevitabile cellulare della polizia di Paperopoli.

E’ molto peggio.

 E’ malafede endemica, incurabile ed interessa gli stessi neurotrasmettitori dei nostri mannequin in giallo, muniti di auricolare in collegamento diretto col potere: ad ogni stimolo extra regolamentare corrisponde una reazione specifica che finisce, a seconda dei casi, o in un riflesso dell’avambraccio destro che si alza e vibra verso l’alto (il marcatore genetico è una bandierina che si agita), oppure in un sospiro asservito (il marcatore stavolta è un fischio).

Lasciamo perdere il Cibali, perché lì la diagnosi è certa: ma cosa passa per la testa di Bergonzi in quei lunghissimi ed incerti secondi che precedono il doppio giallo a Ledesma ? La scienza, forse, un giorno ce lo spiegherà.

Dobbiamo allora godere del nostro incorrotto fantamondo e dobbiamo farlo intensamente, prima che un Marcello Nicchi qualsiasi si inventi la fantaAIA con il preciso scopo di avvelenare anche le nostre partite.

Neanche il fratello libero traviato di Byron Moreno avrebbe potuto orientare diversamente gli esiti dei matches di Gianduiotto, Mascalzone Latino e Sgrunt.

La superiorità di queste compagini su  Phoenix, Rapid Cometa (nel trofeo Roma), Spartans e Real Martina è stata qualche gradino sopra ogni possibile accomodamento, tanto che gli emissari di Alessandro, Matteo, Stefano ed Andrea sono stati visti ripiegare torvi verso casa con la ventiquattrore ancora piena di cartamoneta.

Con la eccezione di 9 il Bove (che regola all’inglese una Shingotamarri oramai in piena crisi), esiti maggiormente borderline in tutte le altre gare, che quindi si ascriverebbero d’ufficio nella lista delle papabili partite col trucco (ammesso che anche un 7-0 possa essere garanzia di regolarità………), con buona pace di Andrea e del suo mostruoso Idra che, senza arrivare alle nove teste, si accontenterebbe delle otto triple.

Ma nessuno ha eccepito nulla ed anche stavolta la vis polemica non ha trovato aperta la porta della Lega Amara.

Forse perché non abbiamo ancora trovato un Marcello Nicchi disponibile o forse perché, molto più realisticamente, si tratta di noi, uomini e fantallenatori irreprensibili e avulsi alla combine.

E’ quindi giusto sottolineare, a compensazione di quanto avviene nel mondo reale,  la nostra integrità morale, unitamente alla probità con la quale le dieci tavole del Prez certificano, ad oggi, l’esistenza di uno splendido terzetto al comando della classifica.

Lode a Matteo, Giovanni ed Egidio, i nostri apostoli vincenti, custodi del Sacro Graal fantacalcistico.

Biasimo e deplorazione, invece, per i Giuda Iscariota che vogliono piegare il nostro calcio (e quindi anche il fanta) ai loro biechi interessi di bottega.

Non ci avrete mai.

Ma da ieri è già di nuovo campionato.

Misurate (col metro) la vostra passione e attenti ai centimetri (in meno).

BAGABLOB